Animali; Tratta clandestina dei cuccioli, Lav: 4 su 10 muoionoAnimali; Tratta clandestina dei cuccioli, Lav: 4 su 10 muoiono Spediti precoci e senza documentazione per accontentare i clienti 20/11/2008 e-mail print FONTE:
clikkamiA Roma, 20 nov. (Apcom) - Cuccioli importati dall'estero prima dello svezzamento, ammassati in 50 nel bagagliaio di una macchina o costretti in una stiva per 11 ore in viaggi inumani in cui muoiono quattro animali su dieci. Poi, giunti in Italia, vengono bombardati di antibiotici ed eccitanti, per sembrare 'vispi' ai possibili compratori, salvo poi morire dopo pochi giorni dall'acquisto. Tutto perché il cliente vuole un cucciolo di cane o di gatto appena nato, perché fa più tenerezza, e lo vuole pagare anche poco. E' l'allarme lanciato dalla Lega antivivisezione (Lav). Spesso, arrivati in Italia, la documentazione del Paese d'origine è sostituita con una falsa, italiana, per aumentare il valore di mercato del cucciolo. I clienti, infatti, anche con un filo di razzismo, sono disposti a pagare fino a venti volte di più se l'animale è nostrano invece che straniero: tra le razze più 'importate' gli schitzu, i west highland, carlini e beagle. Il traffico dei cuccioli movimenta circa 300 milioni di euro all'anno ed è legato al valore economico degli animali: un cane di razza di origine ungherese può essere venduto a 200 euro. Un cane della stessa razza di origine italiana ha un valore sul mercato compreso tra 500 e 1500 euro. Da qui nasce il profitto: cuccioli dell'Est acquistati a circa 60 euro sono venduti a prezzi fino a 20 volte superiori, una volta "trasformata" la loro origine da Est europea a italiana. Il mercato è dunque redditizio e vi è maggior margine di guadagno e minori rischi rispetto ad altre importazioni illegali. Una sola operazione condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria di Bologna ha smascherato 1.300.000 euro di ricavi non dichiarati ed ha portato alla luce il coinvolgimento, in cinque anni, di oltre 70.000 cuccioli. La dimensione di questo traffico illegale di animali è tanto più allarmante se confrontato con i dati relativi al commercio "legale": secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute i cani e gatti importati legalmente in Italia nel 2006 sono stati 21.442, 26.397 nel 2007 e dal gennaio all'aprile 2008 sono stati appena 951. I cuccioli nascono in allevamenti a conduzione familiare o in vere e proprie fabbriche di cuccioli, le Puppy Mills, strutture che ospitano decine o centinaia di fattrici per la riproduzione, stabulati in box piccolissimi con appena il cibo sufficiente a mantenere in vita la fattrice alla quale difficilmente è garantito un periodo di riposo dopo ogni gravidanza. Strappati alle cure materne verso i 30-40 giorni di vita, viaggiano soprattutto di notte su mezzi di trasporto a volte locali a volte italiani, spesso accompagnati da passaporti falsi o falsificati. Solo un furgone su tre è dichiarato e sottoposto a controlli sanitari. Altri cuccioli arrivano nascosti nei bagagliai di auto, dove si riesce ad 'affastellarne' anche 50 tutti insieme. Altri ancora arrivano nascosti in furgoni o tir, mimetizzati all'interno di insospettabili borsoni, in treno, persino in aereo. Il viaggio può durare anche 10-11 ore d'inferno, per essere poi venduti in negozi, allevamenti oppure durante le fiere itineranti, come le tante mostre del cucciolo che, sebbene sprovviste di autorizzazione alla vendita. I cuccioli sono venduti furtivamente persino ai caselli autostradali oppure anche su internet. Le condizioni di salute dei piccoli sono spesso così gravi da farli morire pochi giorni dopo la vendita sul mercato italiano, passato l'effetto delle sostanze somministrategli (antibiotici ad ampio spettro e spesso anche eccitanti) per tenerli vispi e in vita giusto il tempo per far incassare ai trafficanti il guadagno. Le patologie più riscontrate nel cane sono cimurro, endoparassitosi, micosi, parvovirosi e rogna. Nel gatto, invece, sono spesso diagnosticate: endoparassitosi, infezione delle vie respiratorie superiori, micosi e rogna. Si stima che la mortalità sia intorno al 50% tra il trasporto e dopo l'arrivo in Italia.
Apa